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Le donne sono libere di scegliere come gestire la nascita del primo figlio? Questo il tema al centro della puntata di questa settimana di Terranave, che dà voce a Freedom for birth, un gruppo di attiviste impegnate nella tutela della libertà di scelta durante il parto.
Le donne in procinto di partorire, sostiene questo gruppo di attiviste, non solo non sono messe in condizione di scegliere come gestire la nascita del proprio figlio, ma spesso subiscono delle vere e proprie violenze. Il gruppo Freedom For Birth – Rome Action Group, è nato a fine settembre 2012 per iniziativa di un gruppo di donne (madri, ostetriche, avvocate, psicologhe, artiste, scrittrici, giornaliste ed esperte della comunicazione audiovisiva), dopo aver visto, il 20 settembre 2012, il documentario Freedom for Birth realizzato dai registi Toni Harman e Alex Wakeford.
“Il nostro movimento – si legge sul sito – si propone di promuovere la cultura della libera scelta delle donne al momento del parto, del diritto delle donne di disporre del proprio corpo e di autodeterminarsi sul modo e sui luoghi del parto”. E’ stata definita “violenza ostetrica”. Non si tratta né di malasanità né di mancanza di pratiche aggiornate, spiega Freedom for birth, ma del continuo attuarsi di situazioni in cui le donne non sono libere di scegliere i trattamenti che ricevono, la posizione in cui partorire, le modalità e i tempi con cui viversi il travaglio. Solo nel 2002 per esempio sono state oltre duecentomila le donne che hanno subito l’episiotomia (il taglio della vagina), pratica che ormai viene attuata anche quando non è necessaria.
“Non desideriamo – spiegano le attiviste – proporre un modello specifico di parto (parto vaginale piuttosto che cesareo; parto naturale piuttosto che parto con anestesia epidurale, etc..), bensì affermare il diritto della donna di scegliere come e dove partorire”. Si promuove, in altri termini, il diritto della donna a compiere una scelta consapevole, qualunque essa sia. “In Italia abbiamo ottimi ospedali e bravissimi medici, manca però la giusta informazione” spiega l’ostetrica Gabriella Pacini “se le donne fossero informate correttemente sarebbero in grado di scegliere e di autodeterminarsi”.
Oggi Freedom for birth chiede che la violenza nel parto abbia un riconoscimento non solo sociale, ma anche giuridico, come accade peraltro già in altre nazioni europee, come il Venezuela, il Messico e l’Argentina.
Per saperne di più:
Il sito del network Amisnet: amisnet.org
L’archivio delle puntate di Terranave: www.italiachecambia.org/categoria/terranave/
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