Cyclolenti in Spagna: incontri a Siviglia
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Con la navetta in cinque minuti attraversiamo il fiume e presto le ruote delle nostre bici toccano il suolo andaluso. Qualche chilometro e imbocchiamo un’ex ferrovia, ora riadattata a via verde. Pedaliamo in una laguna. Non distanti da noi dei fenicotteri, indisturbati, si godono lo stagno.
E’ quasi buio e scorgiamo un signore affacciato alla sua terrazza. Non possiamo fare a meno che tentare. Questa volta però, Claudio e Concia, non ci lasciano dormire in giardino e ci invitano in casa. Come dei nonni si prendono cura di noi. Lenzuola fresche di bucato, telo per la doccia e una bella zuppa calda. L’indomani a colazione Claudio prende il suo cocktail di pillole per il cuore. Ben cinque per iniziare la giornata. Fazzoletto di stoffa nella camicia a quadri e pantaloni lunghi, è pronto! Come ogni mattina, nonostante la sua età, va con l’asinello ad arare la terra. Per la loro generazione, autoprodursi da mangiare è una cosa normalissima. Nonostante il nostro breve passaggio si sono già affezionati e quando ci salutiamo l’occhio è umido. Che teneri!
Prima di Huelva un insolito incontro. Ernesto, spagnolo, ha 60 anni e da quattro gira tra Spagna e Portogallo in sella alle due ruote. “Dopo i 30.000 km ho smesso di contarli”, afferma. Borse, buste, bustine e oggetti di qualsiasi genere formano i 60kg di bagaglio che resta in piedi con un equilibrio tutto suo. È un restauratore e dipinge sulla ceramica. Con la crisi e un divorzio alle spalle, si è trasferito in bicicletta. Riceve gli ingaggi di lavoro per telefono e si sposta unicamente con il suo mezzo. Se troppo lontano dice: “datemi qualche giorno e sarò lì”. Ormai i suoi clienti lo sanno e non vanno di fretta. “Non mi manca nulla”, dice.
Ernesto ha un bel viso sereno! Le sorprese per la giornata non finiscono e la quiete della piccola cittadina di San Juan de Porto viene spezzata da un gran baccano. Una coppia che festeggia l’addio al celibato/nubilato insieme. Da un lato gli amici di lui, dall’altro le amiche di lei. Loro in testa che cavalcano degli asinelli.
L’Andalusia è famosa anche per i suoi elegantissimi cavalli. Appena fuori Niebla passiamo davanti ad un maneggio. Dormiremo qui. I due ragazzi rumeni che lavorano lì da sette anni ci fanno fare un giro delle stalle e ci mettono a disposizione il loro bagno per fare la doccia. La mappa non la consultiamo più, tutti i cartelli indicano Sevilla. Lungo la strada, in campo di girasoli un enorme toro nero davanti a noi! No, non un toro vero, ma un’insegna gigante!
Prima dell’ingresso in città, immondizia e facce poco raccomandabili ci fanno accelerare. Arrivando in bici, come d’abitudine, le metropoli ci mostrano da subito il dietro le quinte. Le vie sono tutte allagate, abbiamo scampato un acquazzone da 49lt d’acqua per mt2. A causa di una serie di problemi tecnologici, che scopriremo in seguito, Gonzalo e Isabel, la coppia warmshower che avrebbe dovuto ospitarci non riceve i nostri messaggi e non sanno che siamo lì. Ci rechiamo davanti al loro negozio di biclette che, essendo domenica, è chiuso. Citofoniamo a tutto il palazzo, ma nessuno sa dove abitano. Ci rassegniamo, dobbiamo trovarci una nuova soluzione! Quest’idea mi stressa un po’.
Mi ricorda di qualche mese fa quando, ritrovandoci in città senza una sistemazione, finimmo col dormire in un parco pubblico, passando una notte insonne, tra rischio pioggia, rumori strani, un riccio che “solleticava” il mio piede e un cane che al mattino, accortosi della nostra presenza dietro l’albero, ci sveglia di soprassalto abbaiandoci. Ma con noi c’è il nostro angelo custode. Questa volta prende la forma di Manuel.
Mentre cercavamo un internet point passa un ciclista. Si ferma qualche metro più in là nell’attesa del semaforo e ci osserva. I nostri sguardi si incrociano e Tiphaine approfitta per chiedergli informazioni. Manuel è un artista, parla italiano, è innamorato di Napoli, è amante delle bici ed è sensibile alla natura. Marò, neanche a cercalo avremmo mai potuto trovare un profilo del genere. Era destino che ci incontrassimo. Decide di ospitarci, è fatta!
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