Maestri di strada per la “scuola di tutti”. Diario di bordo, leviamo le ancore…
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Danilo Casertano è un educatore che insieme ad altri maestri ha avviato un progetto educativo basato sulla “pedagogia dei talenti” nella Scuola Media Renato Guttuso di Ostia, uno dei quartieri più disastrati di Roma e dintorni in cui i tassi di abbandono scolastico sono altissimi e i bambini che crescono in “famiglie difficili” molto più frequenti che altrove. Danilo si definisce un “maestro di strada”: per le vie di Ostia raccoglie le storie dei ragazzi con difficoltà di apprendimento, comportamentali e in abbandono scolastico. In questo articolo, e negli altri che seguiranno, il racconto di questa esperienza.
Questa mattina si sono presentati nella nostra scuola di periferia un gruppo variegato di bambini e ragazzi dai cinque ai sedici anni, una ventina in tutto. Quest’anno non siamo riusciti a fare una festa che accogliesse anche i genitori e questo sicuramente è dispiaciuto a qualcuno che era abituato a climi più conviviali. Non è stata una scelta dettata da un cambio di mentalità ma dal fatto che non c’erano le condizioni. L’obiettivo è ricrearle, non limitarsi a rimpiangerle. Quando i bambini crescono ciò che perdiamo nell’affettività dei baci e degli abbracci bisogna andare a ritrovarlo nello scambio di opinioni, nei nuovi traguardi da raggiungere. L’avere una così grande varietà di età e storie pregresse necessita di un impegno enorme per riuscire ad arrivare all’ottava superiore.
All’interno dell’aula magna però un gesto che è stato pieno di significato simbolico e profondo è avvenuto. I due ragazzi più grandi, che le medie avrebbero dovute finirle da tempo, hanno preso per mano le due più piccole e le hanno accompagnate in classe. Imbarazzati e impacciati i grandi, stralunate le piccole, si sono scambiati un invisibile testimone. I più grandi con un piede già fuori da quelle mura hanno accarezzato coloro che sono appena arrivate.
Il maestro Mirko, l’ormai capitano di lungo corso, ha preso il suo gruppo di piccoli e lo ha condotto nell’aula. Ha portato la lezione del primo giorno chiedendo aiuto e pazienza ai più grandi affiché i piccoli potessero vivere la loro prima esperienza supportati da una presenza amorevole. Tutto è avvenuto nell’armonia di un gruppo che viaggia insieme già da diverso tempo e con la giusta vivacità propria dell’età. Questa caravella non desta alcuna preoccupazione e già da domani comincerà ad accogliere coloro che curiosi e coraggiosi verranno a trovarci per capire se è questo il viaggio che cercano. Venerdì questi piccoli fortunati bimbi potranno iniziare la loro esperienza settimanale di scuola nel bosco e siamo tutti curiosi di vedere come andrà. A voi va il nostro più caro abbraccio e che il vento e le correnti vi siano favorevoli.
Dove il mare ci ha regalato subito tempesta è stata la ciurma delle medie. Arrivati nella stanza della nave vichinga negli occhi di molti si è potuto leggere lo stupore di un dipinto così grande e bello. Nel sedersi alcuni hanno subito dimostrato le proprie intenzioni. L’effetto sorpresa è durato abbastanza per poterci raccogliere in un momento comune e leggere insieme ciò che diventerà il saluto del mattino, ovvero l’Iniziativa di Goethe.
Il vento a quel punto ha cominciato a soffiare forte. Il maestro Lorenzo, fisico esperto di teoria del caos (mai studi più appropriati), aveva preparato dei meravigliosi diapason per cominciare la lezione di fisica sull’acustica. Mai argomento potrebbe essere stato più consono per l’iquinamento acustico che ci ha accompagnato! Siamo riusciti a fare delle esperienze e in alcuni momenti soprattutto con l’esperimento dei diapason nell’acqua li abbiamo stupiti. I ragazzi che sono da anni con noi erano però molto perplessi e notavo che qualcuno era evidentemente a disagio. Li ho pensati fortemente, idealmente abbracciati, non sapendo ancora che proprio in quel momento al piano di sotto il maestro Mirko stava chiedendo pazienza ai grandi. Nella nostra aula stava accadendo l’inverso, erano i più piccoli a dover aiutare i loro compagni più grandi. Quante volte capiterà anche nella loro vita di adulti? Che strano rovesciamento.
Terminati gli esperimenti, ho portato i più grandi fuori a fare una passeggiata. Le strade vicino al porto sono la loro casa, conoscono tutto e tutti e nel loro bruciare le tappe attraverso esperienze non sempre lecite si sono ritrovati così prossimi alla vita adulta ma con una situazione emotiva assai fragile. Li guardavo cercando di coltivare pensieri positivi per il loro futuro, li guardavo cercando di capire come potessi aiutarli, cosa insegnare che avesse un senso per loro.
Ritornati a scuola, il gruppo stava facendo ricreazione nel cortile. Vedevo due mondi apparentemente separati ma qualcuno prossimo alle linee di confine. Ho cominciato a cercare gli sguardi di coloro che se tornassero a giocare anche solo per un po’ potrebbero recuperare quello che hanno dovuto rinunciare troppo presto, la spensieratezza. Non ho in questo momento tempo e voglia di pensare a che cosa sia successo in questi anni che li abbia costretti ad essere così lontani dal proprio momento antropologico. Sono dove sono, sono quello che sono, non sta a noi compatirli e soprattuto giudicarli perché questo è quello che hanno subito da quando hanno messo piede nelle scuole e prima di loro le famiglie da dove provengono: è una reazione a catena di dolore.
Nei giorni scorsi passeggiando per quelle vie con il maestro Lorenzo per conoscere le case di questi ragazzi abbiamo ascoltato storie che per quanto negli anni tu ne possa aver viste e sentite fa sempre male, sempre e se un giorno non dovessero più farmi questo effetto allora vorrà dire che sarà venuta l’ora di smettere.
Ci hanno sempre detto che bisogna amare il prossimo, ma chi è il prossimo? È colui a cui io mi avvicino. Io credo che l’integrazione forzata sia sbagliata, ma quali sono i confini? Finché non hai il coraggio di camminare nei territori a rischio non lo sai, finché ti aggiri in ciò che conosci non lo scopri, fino a quando non capisci fino a quanto puoi saltare non puoi scoprire se imparerai mai a volare.
Questo viaggio è difficile, lo sapevo, ma cascasse il mondo la nave andrà in porto e non permetterò ammutinamenti o naufragi. Troveremo il modo, lo troveremo con l’aiuto di tutti, io sono convinto che saranno i Talenti delle persone che verranno a donare i propri che ci daranno la rotta. Non abbiamo ancora tutti i volontari che servono, non abbiamo i soldi nemmeno per mantenerci, non abbiamo ancore le carte a posto per poter affrontare la burocrazia ad armi pari, non abbiamo tutto quello di cui abbiamo bisogno, ma non staremo a lamentarci dell’assenza dello Stato, della mancanza di Sovranità, delle mancanze degli altri.
Siamo Essere Umani che hanno scelto di fare ciò che è sicuramente più difficile, fare una Comunità di persone più o meno consapevoli che condivide un obbiettivo comune. Domani già cercheremo di aggiustare il tiro, perché noi crediamo che il nostro modo di operare sia quello di agire e poi osservare ciò che abbiamo fatto e trarne delle conclusioni. Per fortuna abbiamo artisti, scienziati, medici, educatori, artigiani e quant’altro per avere più punti di vista.
L’Associazione Manes ha chiamato all’adunanza tutte le sue forze per questo viaggio, perché nessuno che oggi è il nostro prossimo rimanga indietro, perché a tutti possa venire data un’opportunità, anche a noi.
Maestro Danilo
Roma, 15 settembre 2014
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