Io faccio così #38 – Michele Dotti: “Sbagliando non si impara, è grazie ai successi che cambia il mondo”
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Sbagliando si impara? Non la pensa così lo scrittore, educatore e attivista Michele Dotti, secondo cui non dagli sbagli ma dai successi, nostri e altrui, possiamo promuovere dei veri cambiamenti positivi.
Michele Dotti da molti anni svolge un’intensa attività educativa nelle scuole attraverso laboratori sull’educazione alla mondialità, all’intercultura, ai diritti umani, alla pace. Ha una lunga esperienza di volontariato internazionale, in vari stati dell’Africa occidentale, ha promosso campagne di sensibilizzazione sul commercio equo e solidale e da anni organizza esperienze di turismo responsabile in Burkina Faso. Parallelamente Michele Dotti ha sempre cercato di portare avanti un approfondimento culturale in Italia, lavorando in particolare sugli stereotipi e sui pregiudizi e proponendo una visione propositiva rispetto ai problemi.
Le sue riflessioni sull’importanza delle esperienze positive per progredire sono contenute nel libretto tascabile “Sbagliando non s’impara, è grazie ai successi che cambia il mondo e cambiamo anche noi”. In questo breve saggio l’autore ribalta alcune delle massime più consolidate nella nostra cultura, prima fra tutte quella secondo la quale è attraverso gli sbagli che ci si forma e si cresce. Quello che è interessante, secondo Michele, è fare riferimento a chi ha raggiunto dei risultati per capire come ha fatto a raggiungerli. “Il nostro apprendimento funziona meglio se parte dai successi. Io non racconto un auspicio per il futuro, ma una constatazione di ciò che da sempre accade. Fin dall’antichità noi facciamo tesoro dei successi altrui per imparare a replicarli. Credo che sia questo ciò che ci può aiutare ad accelerare il cambiamento”.
Secondo Michele Dotti è opportuno distinguere due termini che noi abitualmente usiamo come sinonimi: ‘sbaglio’ ed ‘errore’. “’Sbagliare’ significa distrarsi, mentre ‘errore’ deriva dal vagare, vagabondare senza una meta. Questa sì che può essere una cosa estremamente fruttifera. Secondo me quindi dallo sbaglio non si impara, ma dagli errori possiamo invece imparare molto”.
“L’Italia che cambia è quel pezzo d’Italia che ha deciso di riprendere in mano il proprio destino, che non aspetta che sia qualcun altro a promuovere un cambiamento ma si riappropria del proprio destino attraverso le scelte quotidiane. Unendo le forze e vincendo quello che secondo me è il principale limite della nostra società civile, cioè la frammentazione, mettendo in rete tutte queste realtà straordinarie, quella ‘moltitudine inarrestabile’, allora davvero le cose cambiano più in fretta”.
“Comprendo che di fronte alla grandezza e complessità di certe sfide del nostro tempo e ad una realtà che spesso pare immodificabile, alla lunga ci si possa fare prendere dallo sconforto ed arrivare a tirare i remi in barca – ammette Michele – tuttavia continuo a pensare che l’impegno e la condivisione delle migliori idee siano le uniche vie per migliorare le cose perché, sicuramente, per usare le parole di don Tonino Bello: ‘Accendere un fiammifero vale infinitamente di più che maledire l’oscurità’. E sono convinto che possa anche essere molto più divertente!”.
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