Io faccio così #33 – Lo Spaccio, a Viareggio un avamposto per il futuro
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Parcheggio il camper in una fredda giornata di dicembre ed è già buio mentre mi avvicino alla bottega di Monica e Serena, due sorelle che – insieme a Micaela Cavalletti – hanno dato forma ad un pensiero materializzando a Viareggio un luogo dei sogni, un progetto che ha radici nelle favole e proiezioni nella più completa e complessa antica modernità.
Sto parlando de “Lo Spaccio”, un negozio che ha aperto nell’ottobre 2012 e che, a distanza di un anno, ha assicurato alle tre giovani donne che lo hanno fondato la copertura delle spese (nessun finanziamento in banca, ci voleva troppo tempo) e i primi rimborsi spese che presto si trasformeranno in stipendi.
Ancora una volta ho avuto conferma di come, in questo momento storico, chi scommette sulla sostenibilità ambientale, sulle relazioni umane, sul senso delle cose, non solo agisce per un mondo più accogliente e pulito, ma viene anche premiato con una sostenibilità economica che molti altri progetti “business oriented” invece sempre più stentano a garantire.
La storia de “Lo Spaccio” è molto semplice. Monica e Serena, sorelle simili ma diverse, si sono accorte un bel giorno di avere un sogno in comune: creare un luogo che permettesse alle persone di acquistare il necessario minimizzando i rifiuti, riusando i contenitori con cui portano a casa la pasta sfusa, il dentifricio, il latte, persino le buste di carta dentro le quali comprano la frutta o la verdura. Le immagini dei rifiuti per le strade di Napoli e la vicinanza con Capannori (uno dei primi comuni ad aver aderito alla strategia rifiuti zero) hanno lasciato il segno nel loro immaginario e le due donne, coadiuvate da Micaela, hanno quindi deciso di contrubuire in prima persona all’abbattimento dei rifiuti nel proprio territorio creando un negozio che, di fatto, tendesse ad eliminare alla radice il problema: niente contenitori usa e getta, niente rifiuti.
Da lì è nata l’idea. Poi sono venuti i fatti: la ricerca dei produttori adatti, il più possibile locali, e la selezione dei criteri da sottoporre ai propri interlocutori: la biodegrabilità per i detersivi, l’utilizzo di recipienti riutilizzabili per tutti i prodotti, la “certificazione partecipata” per i cibi. Per essere selezionati tra i fornitori de “Lo Spaccio” non viene richiesta la certificazione biologica, bensì la possibilià di andare a verificare con i propri clienti i processi di produzione di verdure, uova, formaggi, marmellate. “La miglior etichetta per noi è la faccia del produttore”, mi hanno spiegato Monica e Serena Vizzoni che in questo si sono ispirate alle attività di Genuino Clandestino.
Ma non è tutto. “Lo Spaccio” non è solo un luogo dove acquistare prodotti ecologici, ma anche e soprattutto un luogo in cui le relazioni umane vengono rimesse al centro. I clienti sono persone normali, uomini e donne di Viareggio e dintorni che riscoprono il piacere di conoscere il negoziante da cui si riforniscono, persone che creano veri e propri rapporti di amicizia con “le ragazze de Lo Spaccio”. Mentre sono lì ad intervistarle è un via vai di gente. Chi compra tre etti di pasta, chi la frutta del giorno, chi viene per le uova fresche, chi cerca il basilico, chi i detersivi, chi i mitici dentifrici in barattolo, chi riporta i contenitori usati per la spesa precedente.
Lo spirito è quello delle botteghe antiche e non a caso in questo luogo caldo e accogliente vengono organizzati laboratori, incontri, presentazioni, pranzi. “Lo Spaccio” è diventato un luogo dove vengono distribuiti semi di conoscenza e di consapevolezza, vengono ibridate le nuove specie umane e culturali che sono alla base di questa Italia che Cambia.
Luoghi come questo anticipano, accompagnano, incitano e rendono esponenziale il cambiamento positivo che sta avvenendo nel nostro Paese. Lontano dai riflettori dei mass media esistono molti luoghi come questo. Se potete, cercate il più vicino a casa vostra e se non ne trovate nessuno… è giunto il momento di aprirne uno. Monica e Serena saranno felici di raccontarvi come si può fare.
Daniel Tarozzi
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