Nasce la rete italiana per la salute sostenibile
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Un sistema sanitario che abbia come priorità la sostenibilità sociale e ambientale e la tutela della salute dei cittadini, non il profitto economico. È questo ciò che serve oggi in Italia secondo la neonata Rete Sostenibilità e Salute. «Nell’ottica della sostenibilità, i modelli di salute, sanità e cura devono porre al centro la persona, privilegiando l’attenzione al paziente», spiega Jean Louis Aillon, portavoce del sodalizio che raggruppa ventuno associazioni attive da tempo nell’ambito della salute che hanno deciso di unirsi per coordinare i propri sforzi su tutto il territorio nazionale.
Oggi il parametro su cui si basano tutte le valutazioni sono le prestazioni erogate. Numeri e statistiche che però non sono in grado di dirci se le persone che ricorrono alle cure mediche traggono realmente beneficio da esse, in termini di salute fisica e spirituale, di benessere e di qualità della vita. «Nell’ottica della sostenibilità – spiega Jean –, i modelli di salute, sanità e cura devono porre al centro la persona, privilegiando l’attenzione al paziente. Integrazione tra saperi, interazione dei professionisti e delle organizzazioni e importanza delle sinergie con le medicine tradizionali e non convenzionali, sono parole chiave importantissime».
Manifesto della Rete Sostenibilità e Salute è la “Carta di Bologna per la sostenibilità e la salute”, che si apre constatando come l’attuale modello di sviluppo, basato sul paradigma della crescita infinita, non sia sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale, ma anche in termini di salute dei cittadini di oggi e di domani. È quindi necessario prima di tutto un nuovo approccio culturale, che ponga l’attenzione sulla salutogenesi piuttosto che sulla patologia, evitando la medicalizzazione eccessiva – uno studio rivela che su 2.500 prestazioni sanitarie supportate da buone evidenze scientifiche, solo il 46% è sicuramente utile e il 4% è giudicato addirittura dannoso. Ma la Carta affronta anche aspetti pratici, suggerendo misure importanti in termini di prevenzione delle frodi, coordinamento dei servizi, criteri di valutazione, gestione della fiscalità e condizioni di accesso.
«È indispensabile – aggiunge in proposito Jean – che il Servizio Sanitario Nazionale, basato sulla prevenzione e sull’assistenza primaria, resti una risorsa per tutti, senza disuguaglianze di accesso, indipendente dalle influenze del mercato, sulla base di un sistema che valuti i risultati in termini di “produzione di salute” e non solo di numero di prestazioni sanitarie erogate».
Vengono anche fissati gli obiettivi della Rete: favorire la circolazione delle informazioni, organizzare momenti di incontro, coinvolgere le istituzioni, attivare collaborazioni e sinergie, avviare un percorso di reciproca conoscenza fra le associazioni aderenti. Da Slow Food al Movimento per la Decrescita Felice – di cui Jean è vicepresidente nazionale –, dal Centro Salute Internazionale dell’Università di Bologna a Medicina Democratica, si è creato un network eterogeneo in termini di competenze, ma coeso e unito negli intenti.
A questa iniziativa aderisce con entusiasmo anche Italia Che Cambia, inserendosi perfettamente in una rete che promette di accoppiare in maniera così efficace ciascun ingranaggio per far funzionare il grande meccanismo del cambiamento, per di più in un ambito così importante come quello della salute e del benessere delle persone.
«C’è davvero un’Italia che cambia vorticosamente», ha commentato Jean. «È sotto i nostri occhi e stiamo cominciando a rendercene conto. Chi avrebbe mai detto qualche anno fa che, quasi contemporaneamente al successo del progetto “Italia che Cambia”, si sarebbe creato un gruppo di 21 associazioni che per la prima volta parlano di salute e sostenibilità, mettendo in dubbio il dogma della crescita economica? Due reti che vengono alla luce insieme e che mi auguro possano felicemente incontrarsi per lavorare insieme a quel cambiamento che solo unendo le forze possiamo portare nel mondo!».
Francesco Bevilacqua
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