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La porta in fondo alla stanza, che dà accesso al bagno è sghemba. Rompe l’equilibrio geometrico di un’architettura altrimenti perfetta e ricorda all’osservatore che esistono varie inclinazioni da cui guardare il mondo.
Siamo a Puegnago, un paesino nel bresciano arroccato in cima a una collina che guarda il lago di Garda. Laura Marsadri ci ha accompagnato in macchina fin sulla soglia del magnifico palazzo della Fondazione Vittorio Leonesio. Strade troppo strette e ripide per il camper, che ci attende parcheggiato di fronte alla Libreria Bacco, una graziosa enoteca letteraria che Laura gestisce col marito e la figlia.
Arrivati in cima alla colle, nel cuore di Puegnago, scendiamo dalla macchina. Il portone che affaccia sulla via custodisce gelosamente il suo tesoro dietro a una serratura antica, e come ogni scrigno si apre girando una grossa chiave in ferro. Siamo partiti da soli sei giorni ma sembra molto di più. Entriamo. Oltre l’ombra del porticato interno ci investe il profumo intenso del gelsomino e una folata di verde che abbacina gli occhi. Resto quasi intimorito di fronte a quest’invasione di bellezza che per un istante spazza via tutto il resto.
All’interno, il palazzo è affrescato e ha dei bellissimi soffitti in legno decorato. Ha un aspetto nobiliare ma non austero: conserva un’atmosfera bucolica e un po’ contadina che rende tutto più familiare. Nella sala principale tutto è pronto per la presentazione. Anche la porta sghemba in fondo, che sembra messa lì apposta.
Mentre salivamo fin lì, osservavamo il lago dall’alto e le sue acque mosse che sembravano mare. “È alto” ci ha detto Laura. Si dice così per un lago, quando è mosso. Nessuno, guardandolo dalla riva, con le creste bianche in lontananza, penserebbe mai di trovarsi di fronte ad un lago. Ora, che mentre scrivo lo osservo dal basso, mi chiedo se anche per gli attori silenziosi di questa Italia che cambia non valga la stessa cosa. Se anche loro, tutti assieme, non siano un lago che non si è ancora accorto di essere mare.
Andrea Degl’Innocenti
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