Come non essere più schiavi del denaro. L’esperienza di Mag6 – Io faccio così #19
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Emilia-Romagna - Ammettiamolo: oggi viviamo un’esistenza caratterizzata in ogni suo momento da una perversa dipendenza dal denaro. Per comprare un appartamento dobbiamo accendere pesanti mutui trentennali a condizioni spesso molto onerose. Siamo schiavi del lavoro, senza il quale non potremmo portare a casa il salario mensile necessario per vivere. La maggior parte di ciò che facciamo ha un costo ed è quindi oggetto di un’attenta valutazione da parte nostra, in un continuo tentativo di condurre una vita economicamente equilibrata che, a lungo andare, ci logora e ci aliena. Consideriamo dei nemici tutti coloro che hanno a che fare con i nostri soldi, dal datore di lavoro alla compagnia assicurativa, dall’ufficio tributi comunale alla banca dove abbiamo il conto corrente. Ma se vi dicessi che esistono degli istituti finanziari che hanno come obiettivo quello di guarirci da questa dipendenza dal denaro?
Ne abbiamo parlato con Chiara Lasala, una ragazza milanese che lavora a Reggio Emilia, con un contratto a progetto simile a quello di migliaia di altri lavoratori italiani. La vera differenza sta nella società che le da l’impiego: Mag6, ovvero Mutua Auto Gestione numero sei, la sesta nata in Italia dopo la capostipite, fondata a Verona alla fine degli anni settanta. Molti di voi si chiederanno che cos’è una Mag… Tecnicamente si tratta di una cooperativa finanziaria che eroga prestiti a condizioni particolari. Ma questa definizione è davvero riduttiva.
«Anzitutto la Mag è una rete di persone e di aziende – spiega Chiara – che si fonda sulle relazioni umane, sulla condivisione della ricchezza intellettuale e materiale, sul confronto e sulla valorizzazione delle differenze, con l’obiettivo di creare benessere per tutta la comunità». Mag6 è nata nel 1988 grazie all’iniziativa di un gruppo di persone che hanno unito i loro risparmi per finanziare un progetto. Da allora è cresciuta fino a raccogliere circa 1400 soci, sovvenzionando più di 200 proposte. «Le condizioni che regolano i nostri prestiti sono molto diverse da quelle che impongono le banche. Anzitutto chiediamo che vengano soddisfatti alcuni prerequisiti: che non vi sia scopo di lucro, che il progetto migliori la qualità della vita del territorio e che venga autogestito. Non esigiamo garanzie patrimoniali: anche chi non ha una casa di proprietà o un lavoro stabile può accedere ai finanziamenti. Questo perché si tratta di proposte che hanno attorno una rete e quindi è la comunità stessa che si fa garante».
Ciò non toglie che la maggior parte delle iniziative abbia comunque una sua sostenibilità economica. Chiara spiega come questo è possibile: «Ogni procedimento ha un socio che funge da referente e da interfaccia fra la struttura e il progetto finanziato, perché l’obiettivo è che il l’erogazione dei fondi non sia una conclusione, ma l’inizio di una relazione e di proficue collaborazioni. Insieme si studia la proposta e la si valuta. Le garanzie sono di carattere fiduciario: se il richiedente è un socio, la fiducia è già acquisita, se non lo è facciamo una scommessa relazionale». I tempi non sono immediati: lo staff della cooperativa è composto da sette persone e il principio guida è quello della lentezza, un processo decisionale slow che permetta di approfondire i legami personali ed esaminare ogni possibile implicazione economica.
Il tasso d’interesse dei prestiti è fisso ed è pari all’8,5%. «Gli interessi – precisa Chiara – servono a coprire i costi di funzionamento della struttura. A volte capita che si rivolgano a noi soggetti economicamente forti, dotati del potere contrattuale per negoziare condizioni migliori con istituti di credito tradizionali. Quando queste persone decidono di venire da noi è perché credono nel progetto Mag e nei valori che portiamo avanti». E si tratta di un progetto vincente, come testimonia bassissimo tasso di sofferenza.
Ma Mag6 non si occupa solo di finanziamenti. «Una parte consistente della nostra attività è legata a iniziative volte a diffondere una nuova cultura del denaro. Lo facciamo attraverso sperimentazioni reali e concrete, come quella che abbiamo chiamato REPA, Rete Economica a Prezzo Agevolato. Si tratta di un circuito a cui aderiscono le aziende e i professionisti che si impegnano ad applicare uno sconto di almeno il 10% sui loro beni e servizi. Gli obiettivi dell’iniziativa sono diversi: rinsaldare i legami fra acquirenti e venditori e fra il tessuto economico e il territorio di riferimento; agevolare l’acquisto di beni e servizi anche per chi ha possibilità economiche limitate; sostenere le imprese in difficoltà alimentando il loro indotto».
Un altro esperimento per certi versi rivoluzionario che Mag6 sta portando avanti è quello del reddito di esistenza. «Così come avere accesso a una casa, all’istruzione, alle cure mediche – spiega Chiara –, crediamo che sia un diritto di ogni persona anche percepire un reddito che le consenta di vivere dignitosamente e partecipare alla vita sociale». Dal punto di visto teorico, la finalità consiste nello scardinare i collegamenti denaro-ricchezza-potere o denaro-tempo-lavoro. «È una questione culturale: vogliamo dimostrare che l’identità di una persona e il suo ruolo all’interno della società non dovrebbero dipendere dalla sua professione». Dal punto di vista pratico, Mag6 ha avviato un piccolo progetto pilota per capire se il reddito di esistenza è realmente applicabile: «Un nostro socio, scelto in maniera del tutto casuale, percepirà per un anno un reddito di 800 euro, derivanti da una donazione pro capite che, se all’esperimento aderiranno 160 persone, sarà di soli 5 euro. Adesso stiamo partendo con un caso, ma l’obiettivo è aggiungerne almeno altri due, per raccogliere più dati possibile e capire se questo meccanismo può funzionare anche su larga scala e in che modo».
Analizzando le attività e le iniziative portate avanti da Mag6 possiamo trarre dunque un fondamentale insegnamento. Se al centro dell’economia poniamo i rapporti umani anziché l’accumulazione di ricchezza fine a sé stessa, è possibile costruire un nuovo sistema. Non un’utopia, ma un insieme di reti e relazioni che funziona – lo testimoniano le performance finanziarie della Mag negli ultimi anni – e che può costituire la base per una società più etica e più sostenibile.
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