17 Mar 2014

Biologico, un successo italiano. Agricoltori giovani e istruiti

Scritto da: Alessandra Profilio

“Voglio che l’economia sia il tema della Settimana Verde dell’anno prossimo e dedicheremo tutto il 2014 alla green economy, per […]

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agriculture“Voglio che l’economia sia il tema della Settimana Verde dell’anno prossimo e dedicheremo tutto il 2014 alla green economy, per rendere la nostra un’economia circolare, che vive in armonia con la natura”. Con queste parole Janez Potocnik, Commissario UE all’ambiente, proclamava l’anno scorso (per conto dell’unione Europea) il 2014 come l’anno della green economy.
Nel nostro paese questa ventata di ottimismo si è già cominciata a farsi sentire. Nel novembre 2013, infatti, il rapporto GreenItaly di Symbola e Unioncamere ha evidenziato come esista oggi ben il 22% di imprese green che creano occupazione e ricchezza a tal punto che il 38% delle assunzioni programmate nel 2013 si deve a questa positiva percentuale. Grazie a questa “Italia verde”, nel 2012 sono stati prodotti oltre 100 miliardi di valore aggiunto e vengono impiegati 3 milioni di lavori green.

Anche il settore dell’agricoltura biologica ci fa ben sperare. Secondo il Bioreport 2013, pubblicato due mesi fa dal Ministero delle Politiche Agricole e realizzato grazie al Sinab (Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura biologica) e agli enti di ricerca sull’agricoltura Inea e Ismea: “i dati sull’andamento del settore dimostrano in definitiva una sua sostanziale solidità: non solo crescono il numero degli operatori e la superficie, ma anche l’incidenza percentuale della SAU (superficie agricola utilizzata, ndr) biologica sulla SAU totale, che supera la soglia del 9%”.
In Italia, in base ai censimenti disponibili, gli operatori del settore attivi sono più di 48mila. Di questi, la maggior parte (circa 38mila) risultano produttori esclusivi, 6.165 preparatori, comprendenti quelli che fanno vendita al dettaglio, 63 importatori esclusivi e 230 importatori che svolgono anche attività di produzione e trasformazione.
Leggendo i dati emersi dall’ultimo censimento dell’agricoltura e ripresi nel rapporto, le aziende agricole biologiche sono situate prevalentemente in collina e montagna e sono guidate da ragazzi giovani, con ottime preparazioni: “Il 22% delle aziende biologiche ha un capo azienda di età compresa tra i 20 e i 39 anni, a fronte del 9% relativo al totale delle aziende. La distribuzione delle aziende biologiche vede una concentrazione relativamente maggiore di quelle con capo azienda con un titolo di studio almeno pari al diploma di qualifica. Le differenze in termini percentuali tra aziende biologiche e totali, inoltre, appaiono ancora più marcate se si considera il diploma di scuola media superiore e ancor più quello di laurea”.
Nell’era poi delle comunicazioni “smart”, anche le aziende biologiche non si esimono da un’informatizzazione dei loro sistemi: “Le aziende biologiche informatizzate rappresentano il 15,6% del totale, più di quattro volte il valore rilevato per le aziende nel loro complesso, divario particolarmente importante nel Mezzogiorno, benché l’incidenza più elevata si rilevi al Centro e soprattutto al Nord. Le regioni centrali, invece, si distinguono per la maggiore frequenza, tra le aziende biologiche, di quelle che hanno un sito web o che utilizzano l’e-commerce per vendere i propri prodotti”.
Gli operatori bio però eccellono anche nella diversificazione: “Si distinguono per le attività connesse più frequentemente alla produzione biologica – come l’agriturismo, le attività ricreative e sociali, le fattorie didattiche, la prima lavorazione dei prodotti agricoli, la trasformazione dei prodotti animali e vegetali e la produzione di energia rinnovabile – mentre le aziende complessivamente censite per le attività relativamente più tradizionali – contoterzismo con mezzi di produzione dell’azienda per attività agricole e non, servizi agli allevamenti, sistemazione di parchi e giardini, silvicoltura”.
I risultati di tutto questo sono abbastanza evidenti perché “la produzione lorda vendibile risulta mediamente di 136.194 euro a fronte dei 104.090 euro registrati nelle convenzionali, mentre il reddito netto, inteso quale compenso di tutti i fattori apportati dall’imprenditore, è pari a 60.910 euro nelle biologiche e 41.066 euro nelle convenzionali”.
Matteo Marini

Per saperne di più leggi:
 
io-faccio-cosi-libro-70810Daniel Tarozzi
Io faccio così
Viaggio in camper alla scoperta dell’Italia che cambia
 
 
agricoltuaAutori Vari
Agricoltura Biologica
 

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