I tempi del cambiamento. Casali di campagna
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L’Italia cambia perché cambiano le persone che la abitano, talvolta viaggiando.
Devo dire che viaggiare mi incanta, anche quando quello che sto compiendo è un piccolo viaggio, per la precisione da Ostia Antica fino a Montemezzo, una collina a circa venti minuti da Assisi, per passare il fine settimana fra gli appennini.
I volti che incrocio, ma ancor di più le diverse parlate che si mischiano inondando il mio orecchio e quella dimensione sottaciuta dell’incognita; il caos della stazione Termini alle 7.30 di mattina, il brulichio di persone in moto, la folla del caffè-cappuccino-cornetto, la libreria che meriterebbe un viaggio tutto per sé, la gentilezza del barista che si destreggia nell’accalcarsi di tazzine e latte schiumato, son cose che ancora mi sorprendono.
Una cultura della gentilezza o meglio, la possibilità di riconoscere la gentilezza presente nella nostra cultura.
Accarezzare per brevi attimi albi illustrati, immagini di Sergio Toppi o pagine acquerellate da Gipi, il segreto piacere della carta e dei colori, delle suggestioni provenienti dai mondi immaginari altrui… un particolare modo di toccarsi. Sono capitoli che introducono al ricco segno-presenza dell’arte, estetica e bellezza italiane dei giorni nostri.
Il treno parte e c’è quel millesimo di attimo in cui ancora ti chiedi se è quello giusto, anche se ovviamente lo è. Credo di appartenere a quella tipologia di persone che non hanno mai smesso di farsi domande o superato la fase dove ci si chiede: che significato avrà la mia vita su questa terra?
Simili esseri convivono con l’incessante necessità di interrogare e ricercare, sperimentando via via nuovi significati in attesa di trovare quelli che possano dare soddisfazione, appagamento; insomma siamo alle prese con i cocciuti della ricerca di senso.
Questo piccolo viaggio da Roma all’Umbria, ai territori dove sono cresciuta, mi permette di riconoscere le tracce della mia meta nelle movenze, nei modi di fare e negli atteggiamenti dei miei ignoti compagni di viaggio, ancor prima dell’arrivo, quasi a voler sottolineare che si ha sempre qualcosa in comune con chi viaggia nella stessa direzione.
Vado in quel luogo simbolico delle scelte dei miei genitori che già da oltre vent’anni si interrogavano sulle possibili strade di un cambiamento.
Respiro più a fondo mentre guardo i paesini di pietra incastonati nel verde, mentre la strada si arrotola pigramente sul fianco della collina, l’Umbria è un piccolo mondo fatto di boschi e stradine bianche che dopo un’ennesima svolta si aprono ad inattese vallate.
L’insolita missione del mio viaggio è andare a conoscere un nuovo dentista, che ha la particolarità di andare in tali luoghi isolati una volta al mese, appoggiandosi ad un casale di amici.
Noto del luogo:
la cura del prato dolcemente tagliato, le grosse dimensioni del casale e l’attenzione verso ogni rifinitura, il tutto fatto totalmente in pietra l’interno, sempre pietra e legno, con un bellissimo lato che si affaccia sulla vallata, tre pareti a vetrata ed enorme tavolone corredato di bimbi presi a fare compiti nella luce di quel sabato mattina i travi a vista e la spaziosità data dall’aver costruito la cucina tutta in muratura a mo’ di bancone, senza una parete che separi gli spazi la curata rusticità e la grande attenzione per i materiali utilizzati.
Nell’attesa ci si confronta brevemente su quelli che sono argomenti tipici dei casali di campagna, ovvero metodi di riscaldamento. La signora lì presente con un gran sorriso condivide con noi che il termo-camino lì davanti a noi non era di grande efficacia e che hanno risolto la questione con una caldaia a legna: anche in caso di freddo intenso non va accesa (e alimentata) più di due-tre volte al giorno. Il luogo esprime quelli che sono i frutti di trentacinque anni di lavoro, da quando il primo abitante della casa si è trasferito stabilendosi lì.
Questo è un esempio di una generazione della quale globalmente è difficile dire se il destino sia stato di vittoria o fallimento, ma credo che quegli anni abbiano dato luce a numerosi apri-piste ed esploratori, con un ruolo simile ai primi esploratori che si affacciavano nelle nuove terre d’America.
Noto l’estetica del casale e le caratteristiche della sua efficacia e funzionalità perché ai miei occhi sono la manifestazione concreta dell’accumulo di un grande capitale di esperienze e quindi conoscenze. È il risultato di una contaminazione tra le caratteristiche tipiche locali e idee maturate altrove da una spinta di cambiamento che ha fatto nascere e messo a punto possibilità inedite di architettura e stili di vita. L’Italia, con tutte le sue piccole e grandi differenze territoriali e regionali è resa viva da un costante processo di interazione e fecondazione proprio fra le varie identità caratteristiche.
In questo caso i lunghi anni hanno permesso di sperimentare numerose modalità di vita “alternativa” (coltivare la terra, allevare animali, ecc) giungendo ad una sintesi, un nuovo significato di “vivibile” diverso da quello originario del territorio, sia da un punto di vista architettonico che di abitudini e finalità.
Questo significa per me che la creazione di nuove strade, di prototipi, può necessitare anche tempi molto lunghi, come una generazione, per sviluppare un insieme di strumenti e conoscenze che sono oggi un prezioso tesoro di informazioni per tutti coloro che decidono di avvicinarsi o addentrarsi in qualcosa di nuovo. Oggi chi intraprende un percorso di cambiamento e quindi di innovazione è facilitato, perché un pezzo di strada è stata fatta. Sta a noi nuovi esploratori capire come proseguire il viaggio.
Sabina Bello
Daniel Tarozzi
Io faccio così-libro
Viaggio in camper alla scoperta dell’Italia che cambia
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