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Questa settimana Terranave racconta una vicenda che affonda le sue radici a circa 30 anni fa. Era infatti il 1978 quando il Parlamento italiano approvava la legge 180 con cui si sanciva la chiusura dei manicomi e l’inizio di una nuova era per l’assistenza psichiatrica. Molti di questi complessi manicomiali erano veri e propri borghi autonomi all’interno delle città con servizi di ogni sorta e ampi giardini.
Di chi sono oggi queste strutture, in che condizioni vertono e chi le abita?
Secondo una recente ricerca dedicata alla conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio storico-architettonico degli ex complessi manicomiali – finanziata dal Miur e svolta dai ricercatori di sette atenei italiani italiani – i settanta manicomi italiani oggi sono per lo più abbandonati. Alcuni ex manicomi, tuttavia, hanno riaperto le porte, tornando a essere vissuti dai cittadini.
Il recupero, dove è avvenuto, è stato portato avanti in modo diverso a seconda delle città: c’è chi ha scelto di privatizzare (il San Clemente di Venezia, diventato un albergo di lusso), chi ha destinato le strutture a sedi universitarie (a Siena, Ferrara, Arezzo) o a presidi sanitari, chi infine ancora sta capendo quale sia la destinazione d’uso, come nel caso del Santa Maria della Pietà di Roma.
Da diciassette anni nell’ex manicomio della capitale è in corso un tentativo di riconversione culturale, sociale e artistica, portato avanti da un coordinamento di cittadini. Oggi, però, c’è il rischio è che questo bene pubblico sia venduto a un privato. “Esiste una legge nazionale che nel Lazio è per lo più inapplicata – spiega a Terranave Massimiliano Taggi dell’associazione Ex Lavanderia, una delle realtà all’interno del Santa Maria della Pietà – In base a questa norma i vecchi ospedali psichiatrici dovrebbero ospitare attività in grado di generare risorse da destinare all’attuazione della Legge 180. Le potenzialità ci sono, ma Comune e Regione non sembrano vederle”. L’Ex Lavanderia proprio in queste settimane sta raccogliendo le firme per una proposta di legge regionale per contrastare la possibile cartolarizzazione.
Significativa è anche l’esperienza dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste che ha cessato di svolgere le sue funzioni nel 1980, due anni dopo la legge fortemente voluta da Franco Basaglia e la sua equipe. La norma istituiva un sistema di assistenza psichiatrica assolutamente innovativo – orientato al territorio e all’attivazione di reti di servizi – e smantellava l’istituzione totale manicomiale, considerata priva di qualsiasi valenza terapeutica.
Basaglia portò avanti a Trieste un progressivo lavoro di eliminazione delle misure contenitive e una graduale apertura della struttura. Alla fine degli anni ’70 all’interno del parco dell’ospedale psichiatrico sono stati ospitati spettacoli, concerti, incontri. Oggi l’ex ospedale, ormai parco di San Giovanni, è gestito da un gruppo di cui fanno parte l’Università degli studi di Trieste, la provincia, l’Azienda servizi sanitari. In questo complesso vi confluiscono numerose realtà: una radio, una palestra, un parco per bambini, una sartoria che riutilizza gli scarti tessili trasformandoli in capi alla moda.
Per saperne di più:
Il sito del network Amisnet: amisnet.org
L’archivio delle puntate di Terranave: www.italiachecambia.org/categoria/terranave/
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