Se la scuola diventa digitale. A Terranave il progetto “Class@ 2.0”
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Una sperimentazione di “didattica digitale”, attraverso l’uso intensivo e diffuso di apparecchi tecnologici. È quanto previsto dal progetto “Class@ 2.0”, incluso tra le azioni del Piano Nazionale Scuole Digitali, per cui il Ministero dell’istruzione ha stanziato quattro milioni di euro.
Ma cosa comporta l’introduzione massiva di supporti digitali nelle scuole e quali influenze può avere sui processi di apprendimento e sulla crescita dei bambini? Del rapporto tra apprendimento e nuove tecnologie e in particolare della direzione che sta prendendo la scuola verso una digitalizzazione sempre maggiore si è occupata questa settimana Terranave . La trasmissione radiofonica ha affrontato il tema insieme ad alcuni esperti e ai genitori dei bambini della prima elementare di una scuola romana che si sono opposti al progetto.
La 1 B della scuola primaria dell’Istituto via Ferraironi, a Roma, è una delle centinaia di classi in tutta Italia individuate per partecipare al progetto “Class@ 2.0″. Il programma, indetto dal Miur e previsto dal Piano Nazionale Scuole Digitali, si propone di “modificare l’ambiente di apprendimento”, con l’obiettivo prioritario di innovare il modo di fare scuola.
Alla scuola romana sono stati elargiti 14.600 euro per dotare una classe di elementi a forte caratterizzazione tecnologica, quali tablet e lavagne digitali. “Nell’azione Cl@ssi 2.0 l’utilizzo delle tecnologie nella pratica didattica quotidiana sarà costante e diffuso”, si legge nelle linee guida del Miur.
I genitori degli alunni della 1 B, dopo una serie di confronti e dibattiti, hanno deciso di opporsi al progetto. “La scuola ha come compito istituzionale prioritario la salute e la sicurezza dei bambini che le vengono affidati – scrivono i genitori in una petizione indirizzata al dirigente scolastico – e quindi, nei confronti di agenti inquinanti di qualsiasi tipo, i cui rischi fossero anche solamente probabili, va assolutamente e sempre applicato il principio di precauzione”.
L’introduzione della tecnologia a scuola, secondo le ultime ricerche scientifiche, potrebbe essere vantaggiosa per gli alunni se impartita a piccole dosi, ma diventerebbe controproducente all’aumentare del tempo dedicatole. “Una delle ragioni più probabili del perché questo accade – ha spiegato a Terranave Roberto Casati, direttore di Ricerca del CNRS all’Ecole Normale di Parigi – risiede nel fatto che le tecnologie di oggi siano molto distraenti e abbassino la soglia dell’attenzione”.
“Io non sono assolutamente contro la tecnologia nella scuola, ma sono contro a una pericolosa logica di sostituzione che oggi sembra prevalere – continua Casati – la scuola oggi sembra vedere nei tablet una sorta di coltellino svizzero, uno strumento cioè che permette di fare tutto, ed è per questo che si sta dirigendo nella direzione della sostituzione degli strumenti didattici con questo supporto digitale. Ma, pensateci bene, nessuno chef sostituirebbe i suoi strumenti da cucina con un coltellino svizzero”.
Per saperne di più:
Il sito del network Amisnet: amisnet.org
L’archivio delle puntate di Terranave: www.italiachecambia.org/categoria/terranave/
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