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Ieri io e Paolo siamo arrivati nel paese di Devis Bonanni (in Carnia), autore di “Pecoranera“, un piccolo caso editoriale capace di vendere in pochi mesi più di 11.000 copie. Devis ci ha accolto nella sua casa insieme alla compagna Monica e ad un loro amico, Andrea. Poco dopo si sono uniti a noi anche due “ragazzi” (non proprio due ragazzini in effetti) provenienti da Torino.
Il tempo di presentarci ed eravamo tutti seduti a gustare una cena squisita preparata da Devis e Monica. Ovviamente una cena a base di verdure del loro orto e interamente autoprodotta. Questa mattina (dopo una colazione altrettanto buona e altrettanto autoprodotta) ci siamo diretti nel suo orto, dove abbiamo aiutato i padroni di casa a smantellare una serra che andava dismessa prima dell’arrivo della neve e abbiamo poi ricoperto il terreno di letame, spostandolo con alcune cariole.
L’atmosfera era rilassata, i gesti consapevoli. Quando si lavora la terra si parla poco e ci si intende con uno sguardo. Non è che non ci sia il tempo o che manchi la voglia. Semplicemente si entra in uno stato di meditazione consapevole che riduce al minimo i gesti superflui.
Si lavorava in squadra senza dover stabilire i ruoli. Ognuno responsabile per sé e in connessione con gli altri. Intorno a noi, le montagne ci osservavano silenti e una leggera pioggerellina ci inumidiva a tratti i capelli. Dopo quattro o cinque ore, ci siamo fermati per “un’intervista”. Devis si è mostrato sereno, determinato, umile, consapevole. Una volta gli hanno detto che “era troppo intelligente per lavorare la terra“, ma io credo che lui fosse troppo intelligente “per non lavorarla”.
E’ proprio vero: il cambiamento inizia spalando il letame. Quello necessario a produrci il cibo per vivere e quello di cui è sommerso il nostro spirito e il nostro senso del coraggio e della sfida. Solo trasformando anni di condizionamenti culturali, dolori e sconfitte in sostanza fertile per il germogliare del nostro cibo futuro possiamo sperare di tornare a vivere in un mondo in cui il senso del sé e del noi siano gli elementi fondanti della vita e della comunità. Per poter rispondere, come mi ha suggerito oggi Devis alla domanda “che lavoro fai”? nel più semplice e rivoluzionario dei modi: vivo.
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