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Foto di Daniel Tarozzi
Dopo alcuni giorni di assenza, riprendo a scrivere questi miei appunti dal Viaggio nell’Italia che cambia. Ho appena concluso la prima settimana esplorando in lungo e in largo ilPiemonte.
E’ notte fonda e mi trovo in un parcheggio periferico alle porte di Verona. Da domani incontrerò il Veneto e i veneti e da mercoledì parteciperò alla terza “Conferenza internazionale sulla decrescita per la sostenibilità ambientale e l’equità sociale” che si terrà a Venezia dal 19 al 23 settembre. Avrei davvero molte riflessioni e molti spunti su cui scrivere dopo questa prima settimana di incontri e di esperienze. Ma voglio soffermarmi su un tema che mi ha fatto molto riflettere: la Val di Susa e le sue straordinarie energie propositive.
Come giornalista specializzato sui temi “eco-sociali” seguo da anni con attenzione quanto accade in questa valle, ma purtroppo – fino ad oggi – non avevo mai avuto occasione di incontrare di persona i protagonisti di questa lotta. Finalmente, pochi giorni fa, io e Elisa ci siamo trovati improvvisamente proiettati in un mondo quasi mitologico: quello dei famigerati No Tav.
Il primo impatto è stato davvero notevole: una coppia di pensionati che ci offriva il the in una splendida sala da pranzo, accompagnati da un giovane imprenditore fondatore di Etinomia, un’associazione di imprenditori, commercianti, professionisti, agricoltori , artigiani e comuni cittadini valsusini e non solo. La coppia da oltre 20 anni partecipa alle lotte della Val di Susa e con grinta, allegria, ma anche profonda passione e a tratti sofferenza, ci ha raccontato le avventure e le disavventure relative al Tav e a quello che loro percepiscono come un vero sopruso.
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