23 Apr 2024

Scurati e gli altri. C’è un problema di censura in Rai? – #919

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In Rai si respira un’aria un po’ pesante, di censure e intimidazioni. Stando almeno alle dichiarazioni di giornalisti e sindacati. Cerchiamo di capire che succede. Parliamo anche del nuovo report sullo stato del clima in Europa, di come le temperature più alte minacciano le tartarughe marine, del caso dei cuccioli di orso feriti per un selfie negli Usa. E ancora delle tabelle illeggibili presenti nei documenti del Ponte sullo Stretto, delle elezioni regionali in Basilicata, e delle attività illegali della grande azienda di armi Rvm in Sardegna.

Sembrerebbe esserci un problema non indifferente di censura in Rai. E la cosa sta sollevando polemiche e anche proteste dei giornalisti dell’emittente pubblica. Come al solito cerchiamo di ricostruire i fatti, innanzitutto.

Sabato era in programma un intervento dello scrittore Antonio Scurati nel programma di Rai 3 Chesarà. L’intervento era sul 25 aprile, e conteneva una forte critica verso il governo Meloni, soprattutto per quel che riguarda un atteggiamento ambiguo di alcuni esponenti di governo nei confronti del fascismo. 

Ecco, questo intervento è stato cancellato su richiesta della stessa Rai, e ciò ha provocato un caso politico e attirato sulla dirigenza della Rai e sul governo di Giorgia Meloni estese accuse di censura. 

Considerate che Scurati è uno degli scrittori di maggior successo nel nostro paese al momento, e che i suoi maggiori successi sono proprio una tetralogia di romanzi storici sul fascismo e la storia di Mussolini, con il primo dei quali ha vinto il premio Strega nel 2019.

Il testo del monologo che lo scrittore avrebbe dovuto leggere è stato reso comunque noto, anzi letto, dalla conduttrice della trasmissione, Serena Bortone e condiviso dallo scrittore sui social. È un testo come vi accennavo molto critico verso il governo, che ad esempio definisce Fratelli d’Italia «gruppo dirigente post-fascista» e accusa esplicitamente il partito di Giorgia Meloni di voler «riscrivere la storia» e di disconoscere la Resistenza e l’antifascismo. 

La dirigenza Rai dal canto suo ha negato che si sia trattato di censura. Il dirigente Paolo Corsini ha sostenuto che sia stata una decisione economica legata a divergenze sul compenso di Scurati. Ma sia lo scrittore che la conduttrice della trasmissione a cui doveva partecipare hanno smentito questa versione. E una comunicazione interna alla Rai pubblicata da Repubblica sembra confermare che non si sia trattato di un problema economico, dato che si parla esplicitamente di «motivi editoriali».

Quello di addurre motivazioni economiche per giustificare scelte politiche è un po’ un vecchio classico della destra italiana. Stesso discorso che veniva fatto con Fazio, Saviano e tanti altri. In questo caso sabato pomeriggio è stata la stessa Giorgia Meloni a commentare il fatto riportando la versione secondo cui la Rai si era «semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo», e sostenendo di non sapere quale fosse la verità. La premier ha al tempo stesso – questo fatto è curioso – condiviso il testo integrale del monologo sul suo profilo Facebook, scrivendo che «chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno».

Comunque, dopo la cancellazione dell’intervento da parte della dirigenza Rai, succedono due cose. La prima è che domenica il principale sindacato dei giornalisti della Rai, Usigrai, diffonde un duro comunicato che accusa la dirigenza di «controllo asfissiante» sull’informazione del servizio pubblico e parla di «sistema pervasivo di controllo che viola i principi del lavoro giornalistico». Comunicato che viene letto durante i telegiornali della mattina. Fra l’altro il secondo comunicato di protesta nell’arco di pochi giorni, dopo che sempre i giornalisti Rai avevano protestato contro le nuove regole sulla par condicio in vista delle elezioni europee volute dal governo, che diciamo avvantaggiano i partiti di governo rispetto all’opposizione.

La seconda è che vengono fuori nuovi casi. Tipo quello della scrittrice Nadia Terranova, che affida la sua testimonianza a un articolo del manifesto in cui spiega che anche a lei era stato chiesto di scrivere un testo, sempre per la trasmissione Chesarà, sul caso degli studenti manganellati a Firenze e Pisa mentre manifestavano per i diritti del popolo palestinese, e che anche in quel caso è stato cancellato perché ritenuto non idoneo. 

Insomma, a quanto pare non si respira un bel clima. E nonostante i proclami social di Meloni, la realtà aziendale della Tv pubblica sembra caratterizzata da, sì, un clima di intimidazione e censura. Non saprei come altro chiamarlo. Perché oltre alla censura vera e propria, ovvero la decisione di non mandare in onda contenuti scomodi per il governo, poi c’è anche tutta una serie di fatti attorni, tipo le insinuazioni sul fatto che si sia trattato di una richiesta economica eccessiva da parte dell’ospite in questione, ma anche le accuse alla giornalista stessa, Serena Bordone, che adesso viene attaccata da alcuni esponenti del governo per altri motivi apparentemente scollegati, tipo i bassi ascolti della sua trasmissione. Con Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera, che la invita alle dimissioni.

È una cosa grave? Sì, direi di sì. Ci sono due questioni: la prima è, quanto è credibile il fatto che Meloni o in generale il governo non sapesse o perlomeno non abbia incentivato questa censura? Poco, a mio modesto avviso. Potrebbe esserci una responsabilità più o meno diretta, che va dall’averlo deciso direttamente e imposto ai vertici Rai, all’aver selezionato e indottrinato i vertici Rai sul fatto che contenuti come quello non debbano andare oin onda. Ma comunque, è difficile pensare che non ci sia una responsabilità.

Poi c’è un secondo punto. Ho letto in giro alcune opinioni sul fatto che gli interventi in questione, in particolare quello di Scurati, sarebbe stato eccessivo, non condivisibile, nell’accostare il governo Meloni al fascismo. Ok, critica che ci può anche stare. Ma il punto è proprio che nessun governo dovrebbe avere il potere di impedire a una opinione di non essere espressa. A meno che non sia offensiva o lesiva della dignità di qualcuno. Ma finché parliamo di idee, Meloni avrebbe avuto tutto il diritto di rispondere e criticare a sua volta lo scrittore. Ma non dovrebbe avere il potere di impedire che quel concetto venisse espresso. Perché questa è esattamente la definizione di censura. 

È uscito il nuovo  rapporto sullo Stato del clima in Europa per l’anno 2023 realizzato da Copernicus, che sarebbe il servizio europeo di monitoraggio dei cambiamenti climatici e dall’Organizzazione meteorologica mondiale. Si tratta di uno dei documenti più importanti dell’anno per quel che riguarda il monitoraggio del clima nel nostro continente. Vi preannuncio che non dice niente di particolarmente nuovo, ma è un ripassino sempre utile sullo stato del clima e le sue conseguenze.

Come racconta la redazione di Lifegate, “Copernicus e Omm partono da alcuni assunti. Il primo, il più evidente, è che il 2023 è stato per l’Europa (come per la gran parte del mondo) “l’anno più caldo o il secondo più caldo mai registrato, a seconda del set di dati utilizzato”. Con temperature che nel nostro continente “sono state superiori alla media per 11 mesi all’anno, compreso il settembre più caldo mai registrato””.

Inoltre “per l’anno intero, la temperatura media della superficie dei mari in Europa è stata la più alta mai registrata”. In particolare, “a giugno, l’oceano Atlantico a ovest dell’Irlanda e intorno al Regno Unito è stato colpito da un’ondata di caldo marino classificata come ‘estrema’ e in alcune aree ‘oltre l’estremo’, con temperature marine superficiali fino a 5 gradi centigradi sopra la media”. 

E fra l’altro l’Europa è il continente che si sta scaldando più rapidamente, con un aumento della temperatura media circa doppio rispetto a quello globale. Caldo a cui si associano sempre più eventi estremi. Come ha commentato Carlo Buontempo, direttore di Copernicus

 “Nel 2023 l’Europa è stata testimone del più grande incendio mai registrato, di uno degli anni più piovosi, di gravi ondate di caldo marino e di devastanti inondazioni diffuse. Le temperature continuano ad aumentare, rendendo i nostri dati sempre più fondamentali per prepararsi agli impatti dei cambiamenti climatici”.

Il rapporto di Copernicus e Omm illustra poi altre situazioni particolarmente critiche, tipo quella dei ghiacciai alpini in Europa, che nel corso del biennio 2022-23 hanno perso circa il 10 per cento del loro volume residuo, o quella dell’estensione del ghiaccio marino artico, rimasta sotto la media per gran parte dell’anno.

Tutto ciò ovviamente comporta anche impatti importanti dal punto di vista sanitario. A partire dalle ondate di caldo estremo, che provocano stress negli umani e un aumento di mortalità legata al caldo del 30 per cento negli ultimi 20 anni. Senza considerare le 63 persone morte a causa di tempeste, le 44 per inondazioni e altrettante a seguito incendi. 

Note positive invece per quanto riguarda la produzione di energia da fonti rinnovabili, che ha raggiunto un livello record in Europa, pari al 43 per cento (qui l’articolo di Lifegate è inesatto perché il 43-44% di produzione da rinnovabili riguarda l’energia elettrica, non tutta l’energia). E questo è quanto.

Uno dei punti principali del rapporto Copernicus riguardava le temperature marine molto sopra la media. Ecco, questa cosa può avere una serie infinita di ripercussioni sulla vita marina, di cui buona parte non siamo in grado di prevedere né misurare. 

Di alcune però ci possiamo già rendere conto. Come quella raccontata da un articolo di Al Jazeera a firma di Patrick Lee che riguarda le tartarughe marine. Che racconta come la sopravvivenza delle tartarughe sia minacciata dal riscaldamento globale, per un motivo che ha a che fare con la biologia delle tartarughe stesse. 

Infatti la temperatura della sabbia nella quale vengono deposte le uova ha una fortissima influenza sul sesso della tartaruga nascitura. La temperatura media della sabbia ai livelli preindustriali è esattamente quella in cui c’è il 50% di probabilità che nasca maschio o femmina. Ma anche solo un grado in più può stravolgere completamente questa percentuale e aumentare a dismisura la probabilità che le nuove nate siano tartarughe femmine. Ovviamente questo compromette il rapporto maschi-femmine nelle popolazioni di tartarughe  andando a influire sulle possibilità riproduttive e mettendo in grave rischio la sopravvivenza stessa di varie specie di tartarughe marine.

Oltre ovviamente alle tante altre sfide che le tartarughe devono affrontare, dalle microplastiche, alle reti da pesca, a tanti altri problemi. Comunque, questa notizia ci fa capire come delle variazioni apparentemente piccole nelle temperature possono generare degli effetti a catena, o effetti farfalla imprevedibili, o solo parzialmente prevedibili, che stravolgono l’intero ecosistema.

Ecosistema che ovviamente ha i suoi meccanismi di resilienza, ma che reggono finché le oscillazioni e le variabili restano entro certe soglie. Se invece si superano certi punti critici, l’intero sistema rotola alla ricerca di un nuovo equilibrio, che però non possiamo prevedere dove si trovi.

Restando in tema altre specie animali, c’è un nuovo fatto di cronaca che stavolta arriva dagli Usa, e che riguarda ancora una volta comportamenti rischiosi nei confronti di animali selvatici (in questo caso parliamo del ferimento di due cuccioli di orso) per farsi un selfie.

Sapete che abbiamo pubblicato da poco la nostra guida sul benessere animale in cui, grazie alla collaborazione con l’etologa e divulgatrice Chiara Grasso abbiamo dato ampio spazio a quali sono le forme più corrette di relazionarci con le specie selvatiche. 

E allora ho chiesto proprio a Chiara Grasso di commentare questo ennesimo episodio, per capire che cosa possiamo imparare a fare e non fare. 

Audio disponibile nel video / podcast

Uno dei tanti personaggi geniali usciti da Mai dire Gol era l’Ingegner Cane, impersonato da Fabio De Luigi. Che come lasciava intuire il cognome, era un cane, ma nonostante ciò – o forse proprio per questo – era stato messo a capo della progettazione del Ponte sullo Stretto.

Ecco, spesso quando leggo le notizie legate al ponte mi torna in mente l’Ing Cane e mi chiedo se in realtà non fosse un whistleblower, insomma non un comico ma solo uno molto informato sui fatti. L’ultima notizia è che la società Stretto di Messina ha presentato una serie di documenti incomprensibili. Letteralmente incomprensibili. Vi leggo come Alessia Candito descrive la tragicomica situazione su Repubblica:

“Caratteri astrusi, simboli e segni grafici al posto di dati e cifre. Righe sovrapposte. Dati incomprensibili. Tra i faldoni che la Stretto di Messina ha inviato al ministero dell’Ambiente per una valutazione sull’opera non ci sono solo documenti vecchi, non aggiornati, parziali o non sostenuti da alcuno studio scientifico. Alcuni sono materialmente illeggibili”.

“Lo fanno notare non senza imbarazzo i tecnici all’osservazione numero 15 delle 239 messe in fila dal ministero dell’Ambiente (Mase) in quelle quarantadue pagine di relazione che hanno irritato non poco non solo la Stretto, ma il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che dell’opera ha fatto il suo personale cavallo di battaglia. Nella migliore delle ipotesi una sciatteria che non riguarda certo un aspetto di poco conto”.

Il precedente a cui fa riferimento il pezzo è che Salvini ha inviato il nuovo (si fa per dire) progetto del Ponte sullo Stretto al Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, ricevendo indietro una sequela interminabile di obiezioni, fra cui quella citata dall’articolo.

Insomma, il diverse tabelle presenti sono illeggibili completamente, fra cui quelle relative alla stima di quante persone dovrebbero usarlo, il Ponte. Il cosiddetto traffico passeggeri-merci. Che è un dato abbastanza importante per calcolare i costi-benefici dell’opera, in termini di utilità ma anche di comprensione dell’impatto ambientale dell’opera, per il calcolo delle emissioni in fase di esercizio. Così come per il calcolo dell’impatto acustico. 

La conclusione dei tecnici del Ministero dell’ambiente è che quei dati incomprensibili azzoppano gran parte del progetto, già carente in termini di studi, previsioni aggiornate, reali valutazioni e scenari in caso di terremoto o altre crisi, che sono rischio plausibile in una delle regioni più sismiche d’Europa. 

Non so perché, ma c’è sempre una buona dose di grottesco nelle tragedie politiche nostrane. Come è possibile presentare il progetto di quello che viene annunciato come un progetto avvenieristico a livello mondiale con le tabelle scarabocciate, come si faceva coi compiti delle elementari per far credere alla maestra di sapere la risposta, e che si era solo rovinato o scolorito un po’ il foglio. Per cui il risultato finale è uno stupore talmente grande, da far quasi scomparire ogni forma di indignazione. Non lo so, sono indeciso. O è idiozia, o è un capolavoro politico.

Chiudiamo con le elezioni in basilicata. Elezioni a cui i giornali non hanno dato poi molto spazio perché il loro esito era abbastanza scontato, e si è confermato. Di queste elezioni si era parlato molto in realtà durante la fase di scelta dei candidati, che erano in tutto tre. Uno è il presidente uscente Vito Bardi, di Forza Italia, che poi è risultato come da pronostici vincitore, riconfermato con un ampio margine, sostenuto da un’ampia coalizione composta dai partiti della destra di governo più Azione e Italia Viva.

Poi c’era Piero Marrese del Partito Democratico, sindaco di Montalbano Jonico e presidente della provincia di Matera, sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle e dall’Alleanza Verdi e Sinistra. E infine Eustachio Follia, il candidato meno in vista, del piccolo partito paneuropeo Volt. Qui non abbiamo tempo di approfondire, comunque vi lascio qualche articolo sotto Fonti e articoli.

Oggi il nostro caporedattore Francesco Bevilacqua ci presenta un articolo su Italia che Cambia a firma di laura Tussi sul business delle armi e la “cancellazione” di due fiumi in Sardegna ad opera di RWM Italia.

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